DAL PASTICHE AL FOUND FOOTAGE FINO ALLE MEME
ECCO PERCHÈ RIADATTARE VECCHIE IMMAGINI CAMBIANDONE IL SENSO FUNZIONA.
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Ma non perdiamoci in chiacchiere e iniziamo subito a parlare dell’argomento di oggi!
Found Footage, nel cinema e nel mondo audio-video in generale, è un termine che indica la produzione di un’opera video improntata sulla ricerca e sull’accostamento di materiale d’archivio o di film appartenenti a terzi, e successivamente destrutturati e riadattati alla nuova idea di chi se ne è appropriato.
Tutta questione di copia/incolla
Il Found Footage è molto simile al Rubamatic e al Pastiche: tutte tecniche riconducibili al “copia – incolla” o al “taglia – incolla”.
Il riferimento al collage, sia per il Pastiche che per il Found Footage, non è casuale. Anche in questo caso si procede tagliando e incollando, ma questa volta si tratta di pezzi di pellicole cinematografiche, ottenendo come risultante un prodotto finale che analizzato singolarmente risulta originale, ma se analizzato in riferimento ai materiali da cui proviene, può risultare contraddittorio.
Immaginiamolo come la testimonianza di un passato che manipolato, genera una nuova opera. Giocando con i diversi punti di vista, il Found Footage consente di arrivare ad una falsa ricostruzione del documento di partenza, o di una sua parodia.
I Social invitano al dialogo, uniscono le persone, semplificano la comunicazione.
Tra il 1942 e il 1945 con la serie di sette film “Why we fight”, commissionata dal governo degli Stati Uniti a Frank Capra, si è fatto uso del Found Footage per permettere che le giovani reclute americane, del tutto estranee alle tecniche belliche, potessero conoscere la volontà aggressiva e tirannica del nemico, così da poterlo contrastare al meglio. Capra e il resto degli autori che hanno collaborato al progetto, utilizzarono filmati nazifascisti attribuendo loro un significato tutto nuovo: da autocelebrativi, furono resi autoaccusatori.
In verità il Found Footage nasce qualche anno prima della seconda guerra mondiale. Già dal 1920 molti registi utilizzavano per i loro film, materiale di archivio saggiamente rielaborato e riadattato. Così facendo davano vita a un nuovo prodotto incentrato o sulla fusione di due tipi di linguaggio o sulla sua netta distinzione in un excursus tra passato e presente.
Parola d’ordine: elaborare!
Una tecnica divenuta stile, una rielaborazione, un’accostamento e un riadattamento di materiale precedentemente realizzato. È come se con Found Footage e Pastiche si decontestualizzasse l’opera del passato e si chiedesse allo spettatore di domandarsi quale sia il vero significato e quale sia la reale natura delle immagini.
Prendere materiale esistente, appropriarsene e rielaborarlo, sia concettualmente che materialmente, un po’ come le meme che girano sui social, se poi la meme è Pepe the Frog, l’accezione è sicuramente politica.
Il Found Footage nasce nei primi vent’anni del 1900, poco dopo il Pastiche e poco dopo il Ready-made, la differenza è che nei primi c’è una manipolazione del materiale originale fatta dall’artista (grafico o regista che sia) mentre nella terza, la manipolazione da parte dell’artista è pressoché nulla ma in tutti e tre i casi, il materiale d’origine viene caricato di un nuovo significato.
Accostare questi tre metodi di lavoro, può sembrare una forzatura, ma proseguendo in questa breve serie di post, tenteremo di analizzare quanto sia importante per l’uomo cambiare il senso delle cose ricorrendo ad opere, materiali d’archivio e oggetti di uso comune.
Se ti fossi perso il post in cui parlo del Pastiche ti rimando all’articolo: IL PASTICHE NEL GRAPHIC DESIGN CONTEMPORANEO Perché una tecnica come il “collage” può essere geniale nel graphic design e non solo. Se vuoi approfondire il Found Footage e scoprire cosa c’entra con Twitter, ti rimando all’articolo: DAL FOUND FOOTAGE A TWITTER: FARE CINEMA SU INTERNET